Svapare costerà il 60% in più nel 2014

Sono tempi duri e su questo non ci piove. L’economia arranca, non sembra sia ancora riuscito l'”aggancio alla ripresa” (che non capisco che vuol dire…), la disoccupazione aumenta e per tutta risposta, il governo decide di tassare in maniera spropositata uno dei pochissimi settori di sviluppo (seppur in gran parte solo commerciale): quello delle sigarette elettroniche.

Io stesso ne sono consumatore e, senza essere Veronesi, mi sono accorto dei benefici, senza mai dimenticare gli inevitabili danni. Respiro meglio, sono più resistente agli sforzi prolungati, sono meno dipendente dalla sigaretta in genere.

Prima di approcciarmi alla sigaretta elettronica, per me era un dramma rimanere con solo tre sigarette. Non mi vergogno a confessare che diventavo quasi isterico, fin quando non trovavo un tabacchino. Ero una persona pessima, assolutamente folle. Schiava di un vizio che di fatto ho ancora, ma riesco a controllare. Dimenticare la sigaretta elettronica non è un dramma. Posso aspettare. Il solo fatto di dimenticarla è una novità.

Altro fatto non indifferente è che prima spendevo un minimo di 140 Euro al mese in sigarette (fumavo a prezzo contenuto). Sono 1680 Euro l’anno. Più di un mese di stipendio letteralmente fumato. Oggi compro due boccette di liquido al mese al prezzo di 10 Euro l’una (prodotto in Italia da aziende italiane) e non più di 5 Euro medie al mese di consumabili vari. Sommati ai kit comprati per un totale di 120 Euro, fanno 420 Euro. Ma visto che sono ragioniere dentro ed ho comprato due kit che userò solo nel 2014 (proprio a causa dell’aumento previsto dal primo gennaio…), posso detrarre 70 Euro di competenza. Passando ad un totale per il 2013 di 350 Euro. Ovvero quasi l’80% di risparmio con parte del guadagno che va ad alimentare le aziende italiane produttrici di liquidi.

Partiamo da alcuni presupposti (personali e generali):

  • Sono perfettamente consapevole che fumare è una cosa da mentecatti, ma a 14 lo ero e la dipendenza ha fatto il resto.
  • Sono conscio del fatto che inalare nicotina fa male sia svapando che fumando, ma con la sigaretta elettronica elimino il catrame e gli effetti della combustione.
  • Sono favorevole a qualsiasi restrizione per l’uso nei luoghi pubblici. Il vapore non uccide nessuno, ma il gesto di fumare in un locale pubblico è bene che sia considerato sconveniente.

Qualcuno sano di mente, ha idea del perché abbiano deciso di tassare finanche il laccetto per legarsi al collo la e-sigaretta, come fosse una nazionale senza filtro?

Avrei potuto capire la tassazione a regime di deposito fiscale per i soli liquidi. Brutta mazzata, ma il settore in se si sarebbe potuto riorganizzare. Tanto più che questo e solo questo avrebbe garantito un reale incasso erariale. L’accessoristica indispensabile per i liquidi avrebbe mantenuto lo stesso prezzo. Ora invece no. Si è imposta una barriera all’entrata per i potenziali clienti.

E’ già dura dover investire una cifra di circa 50 Euro. Prezzo medio di un kit completo (ma non è statistica di settore, solo mia valutazione parziale). Il fumatore spende tanti soldi, ma poco alla volta. Lo svapatore invece ha un costo iniziale, ma una frequenza d’acquisto molto più bassa del fumatore (anche per questo secondo me è più facile smettere di fumare e disabituarsi alla cosa).

Innalzare la barriera vuol dire voler colpire il settore in quanto tale. Il provvedimento non ha la ratio di incassare nell’unico settore che qualcosa di buono aveva fatto. Chi ha imposto la cosa non lo ha fatto per arraffare qualcosa, ma per demolire un interno comparto.

A conti fatti, da parte mia, un aumento del 60% dei prezzi mi porterebbe ad una spesa di 560 Euro l’anno. Una bella differenza, che comunque rimane di molto sotto al costo di un anno di sigarette di scarso livello. La salute finora non ne risente, anzi ne ha tratto beneficio (non sono un medico, sono un fumatore ventennale che non ha più la tosse di prima). E riuscire a smettere completamente è cosa meno lontana di ieri.

My 2 cents

Costosi moralismi pentastellati

Forse oggi, forse domani, la camera voterà la fiducia alla legge di stabilità. “Tagliare i costi della politica!” è questo il monito che ormai da troppo tempo si sente in giro. Poi, che i costi della politica rappresentino un infinitesimo di un intero sistema economico che è marcio per colpa della cattiva imprenditoria, sembra essere un concetto assai relativo.

Tutti sappiamo che la politica in Italia costa troppo. Ma non è quello il reale problema. I costi della politica sono la conseguenza del sistema economico che non vuole politici capaci. La prova sta nella composizione del parlamento e dei pariti:

  • Partito Democratico: la tessera n. 1 è di De Benedetti che fa politica in funzione della sua attività imprenditoriale.
  • Forza Italia: un altro imprenditore che f ai suoi interessi.
  • M5S: un ex attore trombato dai politici di cui sopra che ha solo voglia di fare caciare e far parlare di sè. Di fatto anche lui è un imprenditore, visto che tutto quello che pubblica è ben condito da annunci pubblicitari.

C’è qualcosa di male? No, se fai il tuo lavoro (ovvero fai politica). , se crei un apparato funzionale al tuo lavoro, ma che di base dovrebbe servire ad altro.

Succede così che, giusto per far caciare, Liberoquotidiano.it (testata vicina a Forza Italia) pubblica un articolo dal titolo La Serracchiani a Ballarò a scrocco sull’aereo di Stato. Articolo subito ripreso e riproposto da un magazine online vicino alle idee di Grillo e di proprietà della Casaleggio Associati: Il Movimento 5 Stelle smaschera la Serracchiani. L’unica differenza fra i due articoli è che ognuno cerca di dare il merito della notizia alla propria parte politica, per il resto dicono la stessa stronzata.

La Serracchiani è stata invitata al programma Rai Ballarò (televisione pubblica, soldi pubblici). Nello stesso giorno, qualche ora prima del programma (che va in onda in diretta da Roma), era prevista una riunione con il presidente del Consiglio in Friuli.

Si consideri che se si viene invitati ad un programma (ma a qualsiasi generica trasferta lavorativa o assimilabile) i costi di viaggio di solito li paga chi invita. Nel nostro caso la Rai, un azienda pubblica che paga i fornitori con soldi pubblici. Ciò vuol dire che la Serracchiani a Ballarò ci poteva costare due biglietti aerei di andata e ritorno.

A questo punto succede la cosa più normale del mondo: dato che Letta rientrerà a Roma in un orario compatibile con la partecipazione della Serracchiani a Ballarò le dice “Ma dai, ti do io uno strappo a Roma che c’ho il volo di Stato pronto“. Chi lo paga il volo? Sempre noi, esattamente come avremmo pagato il volo di andata del biglietto di linea che grazie al passaggio di Letta la Rai non ha dovuto comprare. Non credo che la presenza della Serracchiani sul volo di Stato di Letta abbia fatto lievitare i costi più di tanto.

Quello che ha fatto la Serracchiani è stato un risparmio per lo Stato.

Sia chiaro, questo non vuol dire che io voto PD, che sono renziano, lettiano (ma si può dire?) o men che meno che sia contro qualcuno o qualcosa a priori. Io sono semplicemente una mente pensate. E quando il pensiero porta ad un mero calcolo matematico, secondo me c’è poco da dire.