Remunerazione del lavoro. Non esiste imprenditore senza stipendio.

Penso oggi sia la giornata migliore per scrivere un post del genere. L’altro ieri ho partecipato al Working Capital Camp, dove si è ampiamente parlato di imprenditoria legata alle nuove tecnologie. Oggi primo maggio è la festa del lavoro, cosa sempre più vicina alla festa del lavoratore dipendente.

Premessa

A cura di Alessandro Santo di dpixel è stata tenuta una delle migliori spiegazioni sul business plan a cui abbia mai assistito. Negli ultimi anni mi sono occupato più di programmazione web in senso stretto che di altro, ma la mia anima aziendalista è ancora ben viva. Ho avuto ottimo maestri all’università, ma per la prima volta ho visto concetti espressi in modo da scremare tutta la poco utile autoreferenzialità che si porta dietro il marketing. Non sono riuscito a trovare le slide dell’intervento (Edit: le slide sono qui. Grazie per la segnalazione!). Se sono state condivise e qualcuno me lo segnala farà cosa graditissima.

L’unica cosa che non si è detta chiaramente è che il business plan deve essere prima di tutto strumento di valutazione di chi lo redige. Invece, all’epoca del web 2.0 e delle startup, sembra che le analisi di marketing siano diventate loro stesse mezzo di promozione.

Una pessima idea non avrà mai un buon business plan. Se pensate di avere una buona idea usate degli strumenti di analisi per capire se questa è veramente tale ricordando che la bontà non è intrinsecamente presente nel pensiero. Se riusciamo a raggiungere l’obiettivo allora l’idea sarà buona, altrimenti i migliori propositi servono a niente.

Durante l’intervento qualcuno ha opposto un’eccezione abbastanza seria. "Relativamente al fatto che qualsiasi idea vincente produrrà redditi a partire dal secondo anno di vita (il primo anno in rosso è quasi fisiologico), io giovane imprenditore nel frattempo come mangio?"

Il discorso in teoria non farebbe una grinza. Strascica la convinzione (nemmeno tanto sbagliata) che può fare l’imprenditore solo chi c’ha soldi. Qualcuno che in sostanza è in grado di vivere per mesi senza entrate fisse. Da noi in siculandia si dice "i soddi ca fanu soddi".

Imprenditore e investitore

E’ importante fare una differenza fondamentale fra le due cose. E’ imprenditore colui che impiega il suo tempo a portare avanti una attività privata propria al fine di ricavarne un utile. L’investitore invece è colui che finanzia attività private o pubbliche portate poi avanti da altri.

Si capisce che l’imprenditore è anche un investitore, dato che nel 99.99% dei casi oltre a lavorare nell’attività, ne sarà anche uno dei titolari. Mentre non per forza si deve essere imprenditori per fare l’investitore.

Se faccio sei al superenalotto e compro una partecipazione nell’impresa di Tizio che ci lavora notte e giorno solo perchè ci credo, ma non avendo io le conoscenze tecniche e commerciali per portarla avanti mi affido unicamente al mio socio, io sarò un socio di capitale. Mentre Tizio sarà un socio sia di capitale che di lavoro, inteso come entità dirigenziale. Colui che decide l’indirizzo aziendale in funzione dei fini specifici. Il livello di remunerazione dei due soggetti non può essere lo stesso, perchè deve basarsi su le risorse immesse in azienda.

Valutazione economica e finanziaria

C’è una differenza abbastanza netta fra valutazioni economiche e finanziare. Quando ho sentito qualcuno citare un articolo di non so quale esperto che affermava che una startup nel web 2.0 costa otto dollari al giorno un po’ mi è venuto da ridere. Capisco che il web ha prodotto enormi economie di scala, capisco pure che formalmente cnn.com e cosabrutta.it sono solo due nomi a dominio, ma l’eccessiva generalizzazione non porta mai a niente di serio.

I costi secchi dell’attività, sono quelli che portano variazioni finanziare uguali a variazioni economiche. Quando stipulate un contratto di fornitura per il server che ospiterà la vostra applicazione sapete che per X mesi pagate tanto. Potete preventivare con una certa precisione la cosa e valutare quindi in funzione dei rientri. Lo stesso vale per costi amministrativi, ma anche per la promozione seppur con meno precisione.

Ci sono poi alcuni costi non visibili, ma da tenere in grande considerazione. Il lavoro degli imprenditori che prestano la loro attività per 15 ore al giorno all’azienda, quanto costa?

Ovvio che molti risponderanno alla domanda dicendo che non è un costo valutabile e che il tutto dipende dal profitto ottenuto dall’attività. Ed il discorso non lo considero sbagliato, ma facciamo una valutazione diversa. Se chi lavora in azienda, scegliendone l’indirizzo produttivo, non è un socio, non è uno dei titolari, allora sicuramente dovrei prevedere un compenso. E dal punto di vista puramente economico, il fatto che sia uno dei proprietari ad apportare la propria attività come bene aziendale a costo zero, non rende l’attività economicamente più conveniente di quanto non farebbe uno stipendiato con le stesse capacità manageriali.

Quello che voglio dire è che la valutazione economica a priori di una qualsiasi attività imprenditoriale deve prevedere fra i costi la remunerazione del capitale investito e quella del lavoro profuso anche dalla proprietà attiva in azienda. Solo in questo modo possiamo renderci conto se l’idea che abbiamo in mente è vincente e ci permetterà di vivere!

Certo, che poi si decida – come avviene praticamente sempre – di non remunerarsi il lavoro, per rendere meno gravata da costi per i primi tempi l’attività è discorso diverso, giusto, ma che compete la semplice valutazione dei flussi finanziari, che in questo modo accorciano (o dovrebbero) i tempi di rientro in utile.

Si consideri sempre il vostro lavoro come un costo per l’attività. Spersonalizzate sempre l’azienda da voi stessi e consideratevi una risorsa per essa. Le risorse producono costi, questi vanno sempre inseriti in qualsiasi business plan al fine di valutarne la reale efficienza.

Concludendo…

Chi legge il vostro business plan farà queste valutazioni. Se un piano di rientro finanziario prevede tre lavoratori mai remunerati per due anni in quanto soci, l’utile che riuscirete a calcolare sarà un gonfio e falso indicatore di una idea che molto probabilmente nasce in perdita.

Per tornare al discorso di "come faccio a campare fin quando non faccio utili" ricordate che un essere economico che vive senza remunerare le risorse che lo fanno stare in piedi (quindi voi) è solo un parassite che poco di buono porterà nella vostra vita.

Se credete veramente alla bontà della vostra bestiolina, regalatele qualche mese di sanguisughismo, ma non cominciate mai con la speranza del domani avendo fatto conti sulla vostra totale sottomissione al business.

In parole povere, si lavora per campare, non viceversa 🙂

4 thoughts on “Remunerazione del lavoro. Non esiste imprenditore senza stipendio.”

  1. Ciao,
    post molto interessante, sono d'accordo con le tue osservazioni: il lavoro va sempre almeno quantificato (anche se non remunerato) sia in fase di stesura del BP per correttezza formale che nella pratica, durante l'avvio dell'attività; a mio avviso è molto importante prendere coscienza del fatto che se si vuole fare l'imprenditore bisogna comportarsi come tale: se si è, come dici tu, "solo" un finanziatore, bisogna avere a disposizione il capitale altrimenti bisogna partire decisi e dedicare il proprio lavoro al business che si vuole realizzare trovando gli opportuni stratagemmi per monetizzare sin da subito quello che si fa (con strategie di diversificazione, piccoli componenti da rivendere, idee parallele a basso costo, etc.).
    Ovviamente è una scelta molto dura e difficile ma restare a guardare dall'esterno la bella presentazione realizzata o il business plan perfetto ed inattaccabile serve a poco; oggigiorno c'è bisogno di dimostrare che si sa realizzare l'idea non solo sulla carta, che il team è davvero coeso, che si è disposti ad un impegno completo e a rischiare tutto (o quasi ;))…

    In bocca al lupo!
    Nicola.

    P.S.: Alessandro Santo è un ragazzo pieno di energie e competenze da cui c'è molto da imparare. Una persona di grande professionalità ed umanità che si fa in quattro per aiutare neo o aspiranti imprenditori 🙂

  2. Ciao Nicola,

    Grazie per il bel commento. Ho cercato di spiegare in forma abbastanza spuria e poco formale quello che è un punto di vista, ma anche una regola analitica che mi è stata inculcata per anni e che condivido pienamente.

    Purtroppo non ho avuto il piacere di parlare personalmente con Alessandro Santo. Troppa gente al working capital. Ma ho avuto modo di apprezzare non solo la preparazione, ma soprattutto la schiettezza della persona.

    Quando si parla di gestione di impresa si rischia sempre di farfugliare motti ispirati da chissà quale analista. Invece lui è andato al cuore del problema ed ha posto le questioni per quello che sono.

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