Investire in tempo di crisi economica. Come l\'open source permetta di migliorare senza svenarsi

GNU at davidonzo.comE’ enorme la paura delle aziende di spendere soldi in questo periodo. La domanda è difficile da prevedere e per quel poco che si può pensare accada, non si è in una fase in cui si pensa di sbagliare per difetto. In sostanza al momento sembra solo che potrebbe andare peggio.

Non è sicuramente la condizione migliore per manager, investitori, lavoratori dover decidere il da farsi. Considerando che tali agenti professionali sono semplici consumatori nei mercati in cui non lavorano, il pessimismo clientelare ricade nei fatti in pessimismo manageriale.

Un errore penso. Perchè proprio nei periodi di crisi si possono aprire opportunità che in tempi di grassa sono – malamente – considerate perdite di tempo: una logica allocazione delle risorse. In tal senso il mondo dell’open source ci viene incontro sia finanziariamente che strategicamente.

Il vantaggio finanziario è ovvio. Open source non è sinonimo di gratuità, ma nei fatti ci sono in circolazione interi sistemi operativi del tutto gratuiti e ben adeguati a rispondere alle esigenze di lavoro d’ufficio standard. Il vantaggio strategico invece lo divido in due sezioni del tutto separate e solo apparentemente dipendenti fra di loro:

  • Il vantaggio strategico derivato (dalla gratuità del software).
  • Il vantaggio strategico proprio della natura del software.

Un terzo punto, che volutamente voglio mettere fuori è l’integrazione.

Vantaggio strategico derivato.

Se non ho pagato il software non ne sarò vincolato. Mentre un sistema operativo del costo di quasi 700 Euro (Vista in versione full ha un prezzo del tutto vicino a questa cifra) mi costringe ad una posta patromoniale da ammortizzare in 5 anni, un sistema operativo gratuito potrà essere sostituito in qualsiasi momento senza che questo continui a gravare per anni sui bilanci aziendali.

Il vantaggio derivato però non si ha sempre. Lo si riscontra solo nel caso in cui non ci siano costi di impianto. Per spiegarmi meglio, se pago un tecnico per installare il sistema operativo allora il suo abbandono precoce mi porterà ad una perdita secca relativa alla parte di costo di assistenza pagato che non abbia contribuito ad un ritorno reale. Ma anche in questa ipotesi la perdita è nei fatti abbastanza relativa per le aziende di piccole dimensioni che non hanno particolari necessità informatiche. Chiunque è in grado di installare un sistema operativo orientato al desktop, perchè questi, visto il loro target, applicano la loro mission fino alla procedura di installazione. Di conseguenza, anche affidandomi ad un tecnico esterno per l’installo del sistema, il prezzo non potrà mai essere più alto dell’acquisto di un sistema proprietario. E verosimilmente, vista la sua esiguità, anche ai fini fiscali potrà essere considerato un costo di esercizio.

Vantaggio strategico proprio

Il software libero in ambito aziendale in Italia è poco conosciuto. Sarà quindi necessario un approccio diverso dal semplice dato per scontato che è tutto tranne che veramente scontanto (inteso come saldo). E’ un dato di fatto per tutti che un file excel con estenzione xls sia un foglio di calcolo, ma scoprire che non sempre vale il viceversa può mandare in crisi qualsiasi impiegato. La gente ha paura del nuovo. Lo teme perchè improvvisamente fa sentire inadeguati e quindi inutili. Ed in un periodo di crisi nessuno di noi vuole che il personale vada in depressione più di quanto non gli dia pena il suo pacchetto azionario comprato con i risparmi di una vita!

Ci serve quindi qualcuno, interno od esterno, che possa fare da mediatore fra le vecchie costose abitudini e le nuove libere, ma spaventosamente nuove procedure e icone. Dove sta il vantaggio proprio della natura del software? Nel fatto di doversi vendere come servizio di produttività. Documentazione, esperti, fornitori di consulenze. Non solo in questo ambito non mancano le professionalità, ma a livello non avanzato sono spesso sostituibili fra di loro. La possibilità di cambiare consulenti, sistemi e sistemisti sapendo che si tratta di software di pubblico dominio mi rende agile e mai schiavo di un mio fornitore.

Anche i costi per la formazione di elementi interni all’azienda sono relativamente bassi, visto che spesso la documentazione disponibile per i software segue la stessa strada del prodotto: libera, accessibile, proveniente da fonti diverse fra di loro confrontabili.

Certo, un discorso del genere vale relativamente all’azienda in cui si implementa il ragionamento. E’ chiaro che per certe aziende i costi di attrezzaggio potrebbero rivelarsi assai più onerosi dell’acquisto di software proprietario, ma piccole aziende, soprattutto se di servizi, con sistemi potenzialmente snelli, godranno al contrario del vantaggio di potersi muovere più rapidamente in un ambiente che offre sicuramente un maggior numero di soluzioni potenziali.

Integrazione

Questo è un altro aspetto fondamentale della questione. Spesso si pensa che comprare un software con output fisico su disco, da usare in una rete aziendale a livello client, costringa gli altri utenti della rete aziendale ad avere lo stesso software per gestire l’output di quel programma. In alcuni casi può essere vero, ma troppo spesso viene sottovalutato il fatto che un documento word può essere aperto e gestito tranquillamente da una miriade di programmi di videoscrittura diversi da questo.

In sostanza, introdurre una macchina con sistema operativo open source e relativi programmi di produttività non proprietari non vuol dire dover rivoluzionare il parco macchine di un intero ufficio. Questo è in parte una ulteriore specificazione del vantaggio proprio dei sistemi open. In quanto consci del fatto di non essere soli nel mondo ed in ragione di una sostituibilità elevata che li rende vulnerabili all’abbandono, questi vengono prodotti con il massimo della compatibilità cross platform possibile.

Un esempio pratico

L’azienda per cui lavoro, come tutte vive un momento di enorme dubbio. Data la stagionalità della domanda (e quindi del fatturato) i dubbi sono ancora più grandi. In questi casi, dato che il mercato è carogna, è meglio essere snelli, veloci, ma soprattutto affidabili.

Alcune esigenze erano senza risposta da troppo tempo. Quella di avere una rete locale finalmente degna di questo nome, con una strutturazione gerarchica delle postazioni ed una maggiore affidabilità dei dati salvati. Fino a qualche tempo fa, per motivi puramente economici, la scelta era quella di utilizzare uno dei client di rete come deposito di tutto il lavoro. Cosa assurda considerando che nella stessa macchina un impiegato faceva lavoro routinario. Questo rendeva impossibile anche una pur minima automatizzazione dei backup, che dovevano quindi essere fatti in orario d’ufficio avvisando tutti di star fermi qualche minuto. Il risultato: perdita di dati di lavoro frequente, scarsa produttività dell’impiegato in quella postazione e impossibilità di avere un’area server reale che permettesse a tutti di accedere anche da remoto ai dati.

La situazione non si sbloccava perchè la dirigenza, a ben vedere a mio parere, non se la sentiva di dover iscrivere in bilancio altri costi pluriennali derivati da licenze di software proprietari. D’altra parte anche io non vedevo di buon occhio il dover comprare una macchina scadente da usare come server, solo perchè gran parte del budget disponibile era assorbito dai costi di licenza.

La soluzione è stata trovata nel momento in cui la dirigenza ha deciso di fidarsi. Perchè siamo tanto abituati a pagare cose inutili, che diffidiamo sempre da chi ce le vuole dare a costo zero. C’è stato un ragionamento spicciolo che più o meno è andato così: proviamoci perchè se va bene i vantaggi saranno grandi, se va male, aspettiamo un po’ e pian pianino si compreranno anche le licenze proprietarie.

Adesso in ufficio, come server di rete capeggia un ottimo PC con una distribuzione linux installata. L’ottimo samba serve tutti i client windows della rete senza farsi tanti problemi. Con una decina di righe di bash ed una bella regoletta di cronjob, ad un orario in cui sicuramente nessuno è più in ufficio, il sistema produce un backup a tripla mandata (istantaneo, incrementale e poi via verso un device removibile da portare comodamente a casa). Il buon vsFTPd ha liberato gli impiegati in reperibilità dal dover necessariamente correre in ufficio in caso di emergenza nei weekend che costringe a rivedere la documentazione di una pratica. E il mio amato openssh associato alla facilità d’uso della shell linux, mi permette di controllare da qualsiasi punto del mondo che tutto vada bene e di agire nel momento in cui qualcosa si renda necessaria.

In sold(i|o)ni, dove è stato il grande vantaggio? Aver dimezzato il budget inizialmente previsto per l’operazione, potendo ciononostante aumentare la dotazione finanziaria per l’acquisto del hardware. Riuscendo così comprare una macchina che può veramente svolgere il suo lavoro di server centrale, senza dover pensare ad iscrivere in patrimonio costi relativi a software che alla fine del loro ciclo economico/fiscale non avremmo definito obsoleti, ma preistorici.

2 thoughts on “Investire in tempo di crisi economica. Come l\'open source permetta di migliorare senza svenarsi”

Comments are closed.